Taccuino di un vecchio boomer

Caro centennial (o, se preferisci, caro Gen Z), non so perché ma quando si avvicina la fine di un anno noi boomers pensiamo sia doveroso tracciare una linea. E, ciucchi di prosecco scadente e sazi di panettone a buon mercato, cerchiamo di fare un bilancio: di quello che si è fatto, di quel che si farà, di quello che avremmo voluto o dovuto fare. È un’arte sottile, quella dei bilanci, c’è da guardarsi indietro, c’è da immaginare il futuro, c’è soprattutto da separare il grano dal loglio. Io, però, non lo faccio mai.

Forse a causa della cervicale, che non agevola il girocollo a gufo per rimirare il passato, e poi non ho mai capito che cosa sia il loglio. Il futuro, poi, ma chi lo hai mai capito. Voglio dire, da piccolo volevo fare l’agricoltore (non il contadino, bada bene, fottuto snob che ero) oppure l’astronauta, e invece.

Invece m’è venuto in mente di darti qualche dritta, una specie di istruzioni per l’uso, immagina un Marty McFly che ritorna dal futuro per evitarti lo choc di ritrovarti boomer all’improvviso. E più che dritte sono cartelli stradali sulla via del tempo, giusto per sapere cosa ti attende dietro l’angolo ed evitare di spiaccicarti com’è capitato a me. Perché non è bello sentirsi apostrofare Ok, boomer!, quando l’apparecchio acustico è giù di batteria e dell’inglese a malapena biascichi il classico the pen is on the tébol ma non hai mai avuto l’occasione di sfoggiarlo.

Allora, caro centennial (o, se preferisci, caro Gen Z), sappi che è possibile intravedere l’iceberg che ti farà affondare come il Titanic, basta solo prestare attenzione a questi cinque indizi:

  1. L’occhio di Sauron. Questo è facile, anche perché la trasformazione dei tuoi occhi sarà lenta e progressiva, ancorché inesorabile. La sclera, un tempo bianca e virginale, diverrà un crocevia di venuzze da gareggiare con la metropolitana di Londra in ramificazioni primarie e secondarie. La pupilla, poi, un tempo cerchio perfetto dipinto da messer Giotto in persona, si appiattirà e allungherà a furia di strizzare gli occhi per mettere a fuoco. Questi segnali te li racconteranno lo specchio o gli amici, sperando che questi ultimi abbiano almeno un po’ di tatto. Tu, invece, noterai un progressivo allontanamento delle mani che stringono un libro o un volantino, fino a usare un bastone da selfie per mettere a fuoco sul cellulare il video di Johanna la pornofarfalla in versione 4K durante il Black Friday di OnlyFans.
  2. RoboCop di provincia. Chiudi gli occhi. Immagina di passeggiare, dinoccolato e bello, su e giù per il corso del paese a fare le vasche. Immagina poi che piova ruggine all’improvviso e non c’è alcun riparo nei dintorni, solo una pensilina in lontananza. Allora ti affretti e provi ad alzare i tacchi, mentre il cellulare ti spara Purple rain di Prince. Ma la pioggia è micidiale: ti blocca, ti ingolfa, ogni passo una fatica immensa. Non solo, le giunture si lamentano e scricchiolano, e più corri più rallenti, in una specie di infinito e cigolante moonwalk. Ecco, tra qualche anno andrà così, e nemmeno andare a letto con cinque gocce di Svitol N°5 risolverà il problema.
  3. Grazie, Signore, grazie. Tu che prendi la vita di petto, tu che affronti il mondo a testa alta, tu che imbocchi la via diretta senza passare dal via. Tu che ami l’uguaglianza, pratichi la democrazia dal basso e odi i privilegi immeritati. Tu che non sai ancora che c’è un attimo nella vita di ognuno, un maledetto attimo in cui un tuo pari si alzerà nel treno e ti cederà il posto dandoti del lei. Oppure sarà una ragazza che ti chiederà l’ora approcciando con un Mi scusi. A quel punto, da quel momento, la vita sarà tutta una discesa. Agli inferi. All’improvviso ti accorgerai che tu non sei più tu, ma sei diventato un lei. Da principio combatterai, risponderai che no, dammi del tu, ma ogni sforzo sarà vano, e piano piano ti accoccolerai sul morbido divano della differenza d’età. Poi arriverà quell’altro momento, quando la commessa del negozio di telefonia, dove andrai perché non saprai più come usare il nuovissimo iphone 747, ti risponderà con uno sgrammaticatissimo, urticantissimo, dolorosissimo tu. E vagherai per sempre nel limbo di coloro che Ho visto tu che dammi il lei, che mi dà il tu ma pensa lei.
  4. Homo umarell. Da quando camminiamo su due zampe, 4 o 5 milioni di anni fa, abbiamo deciso che a testa alta sentiamo meno le puzze dei nostri simili e a trottare a quattro zampe non ci pensiamo più. E abbiamo poi deciso che facciamo la pipì in piedi ma, senza la capacità di cacciare che avevamo conquistato 1,5 milioni di anni fa, non centriamo la tazza neanche per sbaglio e quindi ci prostriamo a quattro zampe per pulire immediatamente e non farci scoprire dalla foemina sapiens ridens. Eppure, nella tua piccola e ridicola linea temporale accadrà che a un certo momento le braccia non tracceranno più un pendolo a fasi alterne per facilitare e accompagnare un’andatura veloce, ma verranno attratte da una forza inesorabile che le spingerà sempre più all’indietro fino a serrare le mani in un groviglio inestricabile per poi guidarti fino al primo cantiere dove consiglierai all’onesto muratore come usare il martello pneumatico. Sarà difficile poi scappare con le mani dietro la schiena, ma imparerai presto e sarà più divertente di guardare Johanna la pornofarfalla senza ricordarti perché.
  5. Fuga per la vittoria. Tu non lo sai – o meglio, non lo sai ancora – ma la domotica, quella tecnologia che accende la caldaia quando stai per tornare a casa, non è un’invenzione recente, ma l’ha inventata Madre natura tantissimi anni fa. Per farti comprendere, ti faccio un esempio. Anzi, una predizione. Con il passare del tempo, la routine del ritorno a casa acquisterà quel pepe in più che vivacizzerà la giornata. Non appena infilerai la chiave nel portone, infatti, e comincerai a salire le scale o prendere l’ascensore, un piccolo trasmettitore appositamente predisposto nel bagno di casa invierà un messaggio binario al tuo apparato urinario che da off si posizionerà su on. E vedrai quanto sarà divertente correre verso il bagno con le braccia dietro la schiena mentre presbite cerchi di infilare la chiave tremolante nella serratura di casa per poi trascinarti a brache calate scricchiolando e smadonnando e infine liberarti mentre il gatto esce terrorizzato dalla lettiera  e ti graffia all’impazzata disegnando sull’addome completo la mappa dei cantieri delle nuove linee della metro di Napoli dove trovare muratori fantastici e veloci per inseguirti con i martelli pneumatici verso casa dove ti aspetta il sensore per switchare in un eterno fatidico e circolare on.

Tutto qui, caro centennial (o, se preferisci, caro Gen Z), e queste dritte mi va di regalartele, oggi mi sento buono. Così, la prossima volta, prima di apostrofarmi con Ok, boomer! magari ci pensi due volte. Oppure no, chi lo sa, ma quel velo di terrore che vedo nei tuoi occhi mi ripaga di tutte le ingiurie tue e del tempo che va e non torna più. Ma ora ti devo lasciare, c’è un nuovo cantiere sul corso e non è bello far attendere degli onesti lavoratori.

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